Maria Grazia Zanon
Di formazione scientifica, è Ingegnere Civile, Maria Grazia si avvicina inizialmente alla pratica meditativa durante un Master triennale in Counselling. È attratta dalla potenza trasformativa della Presenza nel prendersi cura del proprio e dell'altrui disagio.
Profondamente toccata dall'incontro con la tradizione dello yoga non duale del Kashmir, la "via diretta" del riconoscimento improvviso della propria natura, attraverso l'insegnamento di Daniel Odier, prima, e di Èric Baret, poi, coltiva e integra nella pratica yogica alcuni aspetti della tradizione dello Sivaismo del Kashmir, quali:
* l'ascolto sensoriale di emozioni e sensazioni che affiorano, vivono e si dissolvono istante dopo istante, come apertura alla tranquillità e al Silenzio,
* la dimensione del corpo-spazio,
* l'aspetto celebrativo e non acquisitivo dello yoga,
* l'emozione della Bellezza, l'intensità e la passione.
Grazie alla Formazione Insegnanti Yoga svolta in Ayco, Accademia yoga di consapevolezza, di Roma, presso la quale consegue il diploma quadriennale, incontra la "via progressiva" dello yoga Patanjaliano nella tradizione del Viniyoga e gli insegnamenti del Buddhismo antico, tradizioni che, condividendo un retroterra culturale e sviluppi comuni, sottolineano ancora una volta il valore fondamentale della presenza mentale incarnata nell'esperienza.
La posa scompare, non resta che il soffio
Il soffio scompare, non resta che l'energia
L'energia scompare, non resta che la vibrazione
La vibrazione scompare, non resta che il silenzio
Èric Baret